Recita così il leggendario Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana, opera di Emanuele Repetti, insigne geografo, storico e naturalista, anno 1843: “San Casciano de’ bagni, una volta Balnea Clusina, cioè Bagni di Chiusi. Il Castello, ora ridotto ad una piccola Terra con chiesa collegiata arcipretura (S. Leonardo, già S. Cassiano ad Balnea) capoluogo di Comunità, nel Vicariato regio di Radicofani, Diocesi di Chiusi, Compartimento di Siena. Risiede intorno alla corona di alto poggio, il quale sporge sopra i vicini dalla diramazione meridionale del monte di Cetona, circa braccia 1040 sopra il livello del mare, al cui scirocco-levante scorre il torrente Elvella”. Da allora la situazione, da un punto di vista oro-paesaggistico, è rimasta identica. Non ci piace usare la parola “incontaminato” perché farebbe torto ai nostri magnifici panorami, paesaggi creati dal duro lavoro degli uomini, veri monumenti tenuti in vita dall’agricoltura.  A proposito della quale, sempre il leggendario Repetti, scrive: “Rispetto alle produzioni agrarie il suolo di questa Comunità, per la maggior parte montuoso, è coperto di selve ghiandifere che forniscono alimento a molti animali neri, e nelle colline cretose e nell’angusto piano di quei valloni le seminagioni di cereali. Nella montagna vegetano spontanee molte piante aromatiche e abbondantissima vi si propaga la scorza nera. L’aria è salubre, ma il clima è rigido anzi che nò, ed il capoluogo stante la sua elevata situazione è dominato dai venti specialmente grecali e di scirocco”.

La scorza nera è il tartufo, oggi chiamato scorzone, ma nella nostra zona abbonda anche quello bianco e numerosi sono i “trifolari” presenti nella nostra piccola comunità. Dai tempi del Repetti, l’agricoltura, per merito di una tenace forza di volontà di tutti gli addetti ai lavori, operai, contadini, mezzadri, imprenditori, ma anche sognatori e visionari, si è aggiornata. Del passato conserviamo la vocazione alla produzione di cereali, semi oleose e foraggi selezionati. In questo modo il nostro territorio ha potuto scoprire la sua vocazione per l’olivo e per il vino (parte del Comune si trova in piena area Chianti).

La scorza nera è il tartufo, oggi chiamato scorzone, ma nella nostra zona abbonda anche quello bianco e numerosi sono i “trifolari” presenti nella nostra piccola comunità. Dai tempi del Repetti, l’agricoltura, per merito di una tenace forza di volontà di tutti gli addetti ai lavori, operai, contadini, mezzadri, imprenditori, ma anche sognatori e visionari, si è aggiornata. Del passato conserviamo la vocazione alla produzione di cereali, semi oleose e foraggi selezionati. In questo modo il nostro territorio ha potuto scoprire la sua vocazione per l’olivo e per il vino (parte del Comune si trova in piena area Chianti).

Sono poi celebri le terme, già lodate da Orazio, note anche  durante il medioevo. Piace ricordare l’episodio che vede l’abate di Cluny rapito da Ghino di Tacco, il falco della Val d’Orcia (una sorta di Robin Hood toscano), proprio mentre si recava a San Casciano a “passare le acque”, come si diceva allora), vicenda raccontata dal Boccaccio nella seconda novella del decimo giorno del suo Decamerone.  Le acque di San Casciano sono ricche di sali minerali, povere di zolfo, quindi particolarmente gradevoli,  e sono utili a tutti gli usi termali. Si tratta di 42 sorgenti con temperatura media dell’acqua di 40°, una portata complessiva di circa 5,5 milioni di litri al giorno, una profusione che colloca San Casciano dei Bagni al 3° posto in Europa per portata di acqua termale.  Oltre allo stabilimento e all’hotel Fonteverde, le acque di San Casciano dei Bagni accolgono migliaia di visitatori nei “vasconi” (in realtà si tratta di antichi lavatoi di pietra costruiti accanto alle sorgenti), situati sotto al paese e gratuiti per tutti. Poi c’è il paesaggio umano: siamo pochi ma buoni, venite a conoscerci.
Sono poi celebri le terme, già lodate da Orazio, note anche  durante il medioevo. Piace ricordare l’episodio che vede l’abate di Cluny rapito da Ghino di Tacco, il falco della Val d’Orcia (una sorta di Robin Hood toscano), proprio mentre si recava a San Casciano a “passare le acque”, come si diceva allora), vicenda raccontata dal Boccaccio nella seconda novella del decimo giorno del suo Decamerone.  Le acque di San Casciano sono ricche di sali minerali, povere di zolfo, quindi particolarmente gradevoli,  e sono utili a tutti gli usi termali. Si tratta di 42 sorgenti con temperatura media dell’acqua di 40°, una portata complessiva di circa 5,5 milioni di litri al giorno, una profusione che colloca San Casciano dei Bagni al 3° posto in Europa per portata di acqua termale.  Oltre allo stabilimento e all’hotel Fonteverde, le acque di San Casciano dei Bagni accolgono migliaia di visitatori nei “vasconi” (in realtà si tratta di antichi lavatoi di pietra costruiti accanto alle sorgenti), situati sotto al paese e gratuiti per tutti. Poi c’è il paesaggio umano: siamo pochi ma buoni, venite a conoscerci.

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